San Catello, Sant'Antonino e San Michele, tratta da: Giuseppe D'Angelo, Sul filo della memoria, Longobardi editore, 2008.

I tre Santi

I Tre Santi

di Giuseppe Zingone

San Catello, Sant'Antonino e San Michele, tratta da: Giuseppe D'Angelo, Sul filo della memoria, Longobardi editore, 2008.

San Catello, Sant’Antonino e San Michele, tratta da: Giuseppe D’Angelo, Sul filo della memoria, Longobardi editore, 2008.

Giovan Antonio Summonte è una fonte inesauribile di notizie. Notizie che grazie alla digitalizzazione dei testi antichi è per noi più semplice reperire. Anche il nostro San Catello rientra nelle sue scritture. Il motivo per cui ho dato a questo breve scritto il titolo i Tre Santi è perché sostanzialmente, la vita di San Catello, di Sant’Antonino Abate e di San Michele s’intrecciano in maniera indissolubile e se per ragioni teologiche volessimo lasciar fuori San Michele in quanto Arcangelo di Dio e quindi fuori dal tempo umano, così non è per i nostri due compatroni dell’Arcidiocesi Sorrento-Castellammare di Stabia. La Vita di Sant’Antonino e quella di San Catello sono così in simbiosi fra loro che negare l’uno porterebbe inevitabilmente a rivedere gli elementi storiografici dell’altro.

L’estate scorsa (2017) al Faito doc Festival gli organizzatori chiesero al Liberoricercatore di contribuire, in maniera personale e diretta all’allestimento di una mostra  che avesse come tema centrale il Faito. Nel redarre uno dei cartelloni ci si accorse, a giusta ragione che le parole del Summonte non più attuali, andavano rivisitate per permettere a tutti, di poter fruire una buona sintesi del racconto che lo storico fa sui nostri santi. Ma l’interesse del Liberoricercatore per la storia della nostra città, ci ha suggerito di riprendere il testo per intero e conservarlo nelle pagine del sito.

L’accoglienza e la preghiera, sono due elementi che non appartengono più alla nostra vita moderna, eppure San Catello accoglie Il monaco che ha dovuto abbandonare il suo monastero, e con lui si ritira in un interiore bisogno di preghiera sulle vette del Faito. Sarebbe opportuno inserire nello stemma della nostra Arcidiocesi queste due parole solamente, le quali caratterizzano i patroni ed il popolo che in questa porzione di Campania a sud di Napoli vive.

Il Pellegrinaggio al Faito, tratte da: Giuseppe D'Angelo, Sul filo della memoria, Longobardi editore, 2008.

Il Pellegrinaggio al Faito, tratta da: Giuseppe D’Angelo, Sul filo della memoria, Longobardi editore, 2008.

Ecco il testo del Summonte che riportiamo per intero e senza correzioni personali.

Poi nel 618. per la morte di Eleuterio, l’lmperadore mandò nuouo Esarcho in Italia lsaccio Patritio, come scriue Sigonio. Età 26. di Ottobre del 622, il Pontefice Bonifacio passò a miglior vita nell’alma città di Roma, e fu sepolto in s. Pietro con vniuersal pianto di tutti, & a 7. di Nonembre del medesimo creato Honorio di Patria Capuano nostro Regnicolo figliuolo di Petronio huomo consulare, come il Platina. Ne medesimi tempi fù il tranſito di 3. deuotissimi Santi, cioè Attanagio Vescouo di Sorrento, Antonino Abbate Monaco Casinense Protettore della medesima città, & di Catello Vescouo di Castell’Amare di Stabia, del quale appieno discorre Monsignor Paulo Regio seguito da Dauid Romeo: di Attanagio non si legge altro, che morì vecchio ne i 26. di Gennaro, intorno il 620. Di Antonino si legge che nacque in Campagna appresso il fiume Sele, per innanzi humile, e picciola terra, & hora città Vescouale per concessione di Papa Paolo III. fù egli tanto inamorato di Christo, che per seruirlo commodamente prese l’habito di San Benedetto nel Monastero di Monte Casino, oue auanzò molto di spirito, e santità di vita; venuto poi in età fù fatto presidente del Monastero; in processo di tempo Zotone Duca di Beneuento detto di sopra hauendo rouinato il detto Monastero, Leopoldo Sig. di più Castella descendente dal fratello di S. Benedetto con i monaci scápando la vita, fugirono in diuersi luoghi, frà i quali fù Antonino, che venne á Castell’Amare, ove fù dal Vescovo Catello ricevuto, della cui santità molto si compiacque, e non volendo Antonino habitare nella città si ritirò né monti fra quella Diocesi, e Surrento, oue seguito dal buon Catello, guidati da Michele Arcangelo edificaro à suo honore una Chiesa in quel monte per una visione havuta, quel Chiesa fino a nostri tempi si vede nominandosi S. Angelo, ove questi huomini santi se ne stauano in continua penitenza, fra tanto i Stabiani accusarono il lor Vescovo auante il Papa (all’hora Bonifatio III) per haver lasciato il suo Popolo, perilche fù menato pregione in Roma, poi per visione di Antonino liberato, ritornò alla sua Chiesa, né tralasciò mai la conuersatione del Beato Antonino, finalmente gionto all’età senile, pieno di sante operationi, passò à miglior vita ne’ 19. di Gennaro intorno al 615. e sepolto nella sua Chiesa, benché quei cittadini dicano non haverno certezza della sua sepoltura“.1.

 

I Tre Santi, Il Santuario al monte Faito, collezione Gaetano Fontana

I Tre Santi, Il Santuario al monte Faito, collezione Gaetano Fontana

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Articolo pubblicato il 19 Gennaio 2018


Nota:

  1.  Giovan Antonio Summonte, Historia della Città e del Regno di Napoli, opera divisa in due parti, Appresso Giovan Iacomo Carlino, Napoli MDCII, pag. 395-396

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