Primavera e Flora, I sec d.C.

La Flora: pittura murale di Stabia

La Flora: pittura murale di Stabia

di Giuseppe Zingone

Primavera e Flora, I sec d.C.

Primavera e Flora, I sec d.C.

Di tutte le immagini che si possono associare alla Città di Castellammare di Stabia, la Cassa Armonica, le Acque, il Castello Medioevale, lo Scoglio di Rovigliano, il Faito e così via, ve n’è una sulla quale ultimamente ho soffermato la mia attenzione. Questa immagine è la Flora, un affresco della Villa di Arianna, ora a Napoli al Museo Archeologico Nazionale le cui misure sono 39 x 31cm.

Grazie a Flora (secondo Omero), nasce Ares (Marte). La dea Era, infatti ingelosita della venuta al mondo di Atena dalla testa di Zeus, si fece donare dalla dea Flora un fiore, il cui solo contatto era capace di fecondare una donna. Proprio grazie a questo fiore Era generò Ares, senza bisogno di contatto con Zeus1.
Quantunque fosse già nota nel mondo greco, Flora fu anche una divinità cara ai Sabini (un’antica popolazione italica che occupava la valle del Velino), alcuni gruppi di questa popolazione si fusero ben presto con le popolazioni romane, stabilendosi a Roma e divenendo cittadini romani.

La leggenda della nascita di Roma narra appunto del ratto delle Sabine: Romolo una volta costruita la città di Roma e constatato lo scarso numero delle donne, invitò ad una festa i sabini con mogli e figli; questa si rivelò ben presto una trovata per sottrarre delle donne sabine da dare in spose ai romani. I sabini decisi a vendicarsi furono contrastati proprio dalle donne rapite che avevano manifestato un profondo interesse per i giovani romani. I capi delle due fazioni Tito Tazio e Romolo regnarono insieme sulla città di Roma.
I festeggiamenti per la dea Flora andavano dal 28 Aprile al 6 Maggio, i sabini usavano festeggiarla con il lancio di fave e lupini, essa rappresenta presso questo popolo, in senso generale la dea della fertilità. Per i romani il culto verso gli dèi era un dovere morale e civile, la pratica religiosa assicurava, la pax deorum della quale beneficiava la città, la famiglia e l’individuo. Un’altra caratteristica della religione romana fu anche la capacità di assimilare nel proprio Pantheon, le divinità delle altre culture, con le quali Roma veniva in contatto2.
Nell’antica Roma la Flora era considerata la protettrice delle fioriture e del grano nascente, alle sue feste bisognava partecipare con vesti di vario colore, per imitare i fiori.
Con l’avvento del Cristianesimo ritroviamo la Flora nel De Civitate Dei di Sant’Agostino, il vescovo d’Ippona constatando la fine del mondo romano ad opera dei Visigoti di Alarico I nel 410, ne indica le cause. Nel libro IV, critica il proliferare degli dèi romani, ma soprattutto la loro pratica di affidare qualsiasi azione, fosse pure la crescita di un fiore, a molteplici divinità. E al punto 8 afferma: Cerchiamo adesso, se si è d’accordo, qual dio principalmente o quali dèi della grande folla di dèi che i Romani adoravano ritengano che abbiano allargato o difeso il loro dominio. A proposito di Flora dice: (al)la dea Flora (sono affidati) i frumenti quando sono in fiore, il dio Latturno quando sono lattescenti, la dea Matuta quando maturano, la dea Roncina quando sono tagliati con la ronca cioè sono mietuti.
Molto probabilmente, ma il condizionale è d’obbligo, i proprietari della Villa Arianna erano imparentati o avevano tra le proprie tradizioni quelle dei sabini, allo stesso modo possiamo congetturare che quella immagine fosse cara all’artista che l’ha magistralmente dipinta. Potrebbe anche semplicemente indicare che gli abitanti della villa avessero degli interessi particolari per i frumenti di cui la Flora era la protettrice nel momento più delicato quello della fioritura, per adesso questo ci basta…
Una volta fornite le coordinate storiche e qualche stimolante ipotesi per gli studiosi, passiamo oltre a piè pari. La cartolina (qui sotto riprodotta) è capitata tra le mie mani attraverso una ricerca, il periodo della sua stampa dovrebbe essere all’incirca il 1920, anno in cui l’editore Domenico Trampetti, opera in Napoli, ed è stata da me acquistata da un venditore Belga.

Fcartolina dell'affresco che si trova al Museo Nazionale di Napoli, proprietà Giuseppe Zingone

cartolina dell’affresco che si trova al Museo Nazionale di Napoli, proprietà Giuseppe Zingone

Mai avrei sperato di trovare in Francia un’altra immagine della nostra Flora, ahimè…!!! troppo famosa all’estero, stavolta si tratta di una locandina formato 25×35 con delle lettere a far da sfondo a cui non riuscivo a dare un significato.

La Flora (casa di profumi Caron)

La Flora (casa di profumi Caron)

La casa di profumi Caron è stata fondata da Ernest Daltroff nel 1904 opera ancora oggi a Parigi, la locandina pubblicitaria in mio possesso è invece del 1947. Per le amanti del genere consigliamo il sito parfumscaron.com, davvero seducente.
Ora: vuoi che qualcuno che non è stabiese abbia approfittato ancora di questo bellissimo affresco, così attuale per avere 2000 anni e passa, la posa di spalle il fondo verde ineguagliabile, la sensualità tutta femminile?
Certo che sì!!!! Stavolta la palla al balzo è arrivata nientemeno che alle poste Francesi, (La Poste). Bisognerà fare un passo indietro però per capire bene la cosa: infatti nell’elenco dei beni italiani che costituiscono Patrimonio Mondiale dell’Umanità, l’Italia ha ben 39 siti di rilievo, l’elenco è aggiornato al 30 Giugno 2004, poi l’attività di questa istituzione almeno nell’aggiornamento del sito sembra essersi interrotta. Orbene al numero 18 figurano nientemeno che le aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata anno di iscrizione 1997, di Stabia neanche la citazione postuma.
Torniamo adesso alle Poste francesi nel 1998 “La Poste” emette un francobollo celebrativo, anch’esso di mia proprietà, con il quale celebra questo evento, il francobollo però riporta un errore come potete notare, celebra Pompei, ma si riferisce alla nostra pittura Murale.

La Flora, francobollo celebrativo francese della città di Pompei

La Flora, francobollo celebrativo francese della città di Pompei

Ora, per amor del cielo, non vogliamo farne una tragedia, anzi ci onoriamo di questi continui riconoscimenti; ovviamente se anche l’affresco stabiese venisse annoverato tra i beni che costituiscono patrimonio mondiale dell’umanità insieme all’area archeologica stabiana, la cosa non potrebbe che farci piacere.
Penso che non abbiamo un copyright su tale immagine, oppure l’abbiamo…??? Credo proprio di no!
L’ultima segnalazione in merito alla Flora è storia recente, l’ho sicuramente intravista (un poster, in un soggiorno) in una soap opera italiana Vivere prodotta da Mediaset ed ambientata a Como, le cui ultime puntate verranno trasmesse quest’anno, poi chiuderà perché ha avuto poco successo, sarà il clima, chissà…!!!
P. S.: Tengo a sottolineare che il mancato Auditel della soap Vivere non è imputabile alla presenza della Flora di Stabia, anche perché di odience e di funs la nostra bella Flora continua ad averne da oltre 2000 anni! Ossequi a Tutti.


Fonti bibliografiche:

 

  1. Burkert Walter, La religione greca di epoca arcaica e classica. Milano, Jaca Books, 2003.
  2. Jacqueline Champeaux, La religione dei romani, Il Mulino, Bologna 2002.

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