Alfonso V d'Aragona o Alfonso I, il Magnanimo, tratto da tratta da SCIPIONE MAZZELLA, Descrittione del Regno di Napoli, pag. 452, Napoli, 1601

Alfonso V d’Aragona

Alfonso V d’Aragona

di Giuseppe Zingone

Alfonso V d'Aragona o Alfonso I, il Magnanimo, tratto da tratta da SCIPIONE MAZZELLA, Descrittione del Regno di Napoli, pag. 452, Napoli, 1601

Alfonso V d’Aragona o Alfonso I il Magnanimo, tratto da tratta da Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, pag. 452, Napoli, 1601

Alfonso di Trastámara, detto il Magnanimo (Medina del Campo, 24 febbraio 1396 – Napoli, 27 giugno 1458). Fu il capostipite del ramo aragonese di Napoli.

Avevamo lasciato Alfonso V e la Regina Giovanna II, alleati, alle prese con Luigi III d’Angiò, che si appresta alla conquista del Regno di Napoli proprio partendo dalle coste meridionali del Regno. In realtà Luigi chiese aiuto a colui che sarà conosciuto in futuro come il capostipite degli Sforza, si tratta di Giacomo Attendolo soprannominato Muzio, il quale rese a Giovanna le sue bandiere (in quanto prima suo alleato) ed assediò Napoli era il 18 Giugno 1420.1.

Il disegno politico di questi accadimenti, era nelle mani di papa Martino V, il quale premeva affinché la Regina Giovanna II, scegliesse quale suo erede Luigi III d’Angiò. Le pressioni (papali) esercitate portarono al risultato opposto e la regina si affidò ad Alfonso V d’Aragona facendogli sapere “Che aueua potestà da lei di trasferire per via d’adottione la ragione di succedere al Regno dopo sua morte, e di consegnarglilo in vita“.2

Si diffuse però la notizia che Alfonso non avesse abbastanza forza per difendere il regno;3Intorno Napoli, tutte le terre da Castell a mare di Stabia fino a Pozzuolo obbedivano a Re Luigi“.4

I Re di Napoli, Reggia di Caserta, (foto Giuseppe Zingone)

I Re di Napoli, Reggia di Caserta, (foto Giuseppe Zingone)

Intanto, Braccio da Montone5 ai principi di Giugno del 1421, venne creato Gran Connestabile dalla Regina.6Braccio caualcò con l’esercito per ricouerar Castello a Mare di Stabia, e lo pose a sacco“.7 Fu solo per invidia o forse per amicizia che Tartaglia da Lavello8 mandato in aiuto dello Sforza per stringere Braccio da Montone in Castellammare, fu invece da lui avvisato, evitando per la nostra Città un’altra inutile distruzione. Dopo qualche tempo lo Sforza ritornò a Benevento e Luigi III, invece si diresse a Roma dal Papa.

Come avevamo già accennato nel 1420 la Città di Castellammare si fregia di uno dei suoi più corposi privilegi, donato dalla regina Giovanna II di Napoli9 per la fedeltà dimostrata nei suoi confronti, una fedeltà pagata a caro prezzo dai cittadini anche i termini di vite umane. Erano questi tempi difficili come si è ben compreso, in quel periodo il banchiere fiorentino Rinaldo degli Albizzi comprese che l’anarchia dilagante nel Regno di Napoli avrebbe potuto nuocere non solo agli interessi economici della città di Firenze, ma anche alla propria vita, così scrive nelle sue Commissioni “Capua, che fatica ci fu poterci fare aprire la porta per entrare dentro. E cosi dipoi ce ne siamo venuti a salvamento, per la grazia d’Iddio; continuamente sonando a martello, di terra in terra; e quando l’una parte, e quando l’altra, cavalcando: che iarsera giugnemo qui, che ci pare essere oramai fuori dello inferno: et in ogni luogo, oltre alla guerra, fame e mortalità non piccola; a Napoli, Aversa, Capua, Sessa, e quasi per tutto. Iddio lodato“.10

Come se non bastasse la peste si abbatté su Napoli, la qual cosa costrinse il re Alfonso e la Regina Giovanna II a trasferirsi a Castellammare, ma non bastando il palazzo di Quisisana ad entrambe le corti (degli Aragonesi e quella di Napoli) si videro costretti a spostarsi a Gaeta. “Nel mezo della Primauera del 1422. si scouerse in Napoli, una gran peste, la qual strinse il Rè, e la Regina à ritirarsi à Castellamare di Stabia, e dopò col Grà Siniſcalco a Gaeta, (come il Corio).11 (A Gaeta, ndr), oue furon visitati da Sforza, il quale fù dal Re, e dalla Regina con gran humanità accolto”.12

Berardino Corio, La Peste a Napoli

Berardino Corio, Mediolanensis Patria Historia, Pars Quarta, La Peste a Napoli, 22 dicembre 1502.

Nel 1423 i rapporti tra questi due sovrani si incrinarono e Alfonso fece arrestare Sergianni Caracciolo, (era il 27 Maggio 1423)13 il gran Siniscalco14 del Regno e protetto della regina. Una volta libero, Ser Gianni e la Regina, cercarono di recuperare i rapporti con i nemici dei Durazzo nella figura di Luigi III d’Angiò.15Rihavuto la Regina il Gran Siniscalco, convocò il consiglio, col quale si dolse delle ingiurie fatteli d’Alfonso, e fu concluso che doueua esser priuato dell’adottione e in suo luogo chiamarsi Luigi d’Angiò, che ancora se ritrouaua in Roma il che approuato da Sforza, dalla Regina, e dal Pontefice, fu per editto, e per lettere publicato in tutte le parti di Europa che giuridicamente era stato priuato Alfonso, e Luigi costituito in suo logo; à 12. di Giugno furo mandati Gio. Cossa, e Bernardo d’Aquino a chiamarlo, e venuto in Auersa fu con gran allegrezza, e solennità riceuuto, si perchè egli era Principe benigno, & humano, si anco perchè la maggior parte de’ Napolitani lungo tempo all’Imperio Francese erano auezzi“, a Luigi III (come usanza) fu poi attribuito il titolo di Duca di Calabria.16

Nel 1424 era giunta in aiuto della Regina Giovanna la poderosa flotta Genovese “Ben provveduta di gente brava e guerriera che il Crivello, (Leodisio Crivelli poeta e storico italiano nato nel 1412) fa consistere in quattordici vascelli, ventitrè Galee,, tre Galeotte, oltre ad altri Legni minori. La prima impresa fu d’impadronirsi di Gaeta città ricchissima a que’ tempi, dove fecero gran bottino. Ebbero dipoi Procida, Castello a mare, Vico, Sorrento, Massa ed altri luoghi. Ciò fatto si presentarono per mare davanti Napoli.17

Alla fine del suo regno la regina Giovanna II, nel testamento stabilì che la corona fosse imposta al suo nuovo erede,  Renato I d’Angiò, fratello di Luigi, la cui morte prematura per malaria non gli permise mai di avanzare il suo diritto.18 Ma Alfonso V d’Aragona non dimenticò la iniziale promessa a governare il Regno di Napoli e fu di nuovo guerra.

Sotto il Regno di Renato Castellammare fu soggiogata nel 1437.19

Successivamente Alfonso assediò Napoli che cadde il 2 giugno del 1442 e dopo aver dichiarato l’unione del Regno di Sicilia con il Regno di Napoli, nel 1443 entrò trionfante in Napoli. Alfonso V d’Aragona s’insediò sul trono del regno con il nome di Alfonso I, detto il Magnanimo da lui ebbe luogo la discendenza aragonese.20

Stemma dei Pierleoni o Perellos

Stemma dei Pierleoni o Perellos

Abbiam già raccontato di come seppur nolente Alfonso restituì alla regina Giovanna II, Ser Gianni Caracciolo, in cambio chiese la restituzione di alcuni suoi catalani imprigionati negli scontri a Napoli, tra questi spicca Raimondo de Perellos che tanti favori e servigi aveva reso a Re Alfonso, dal quale, viene eletto conte di Castellammare di Stabia21 e viceré di Sicilia nell’anno 1441.22 Ricordiamo inoltre che il privilegio di Giovanna rendeva la città di Castellammare demanio del Regno e per questo inalienabile e non cedibile, in ogni caso Castellammare passò nelle mani del figlio di Raimondo ossia Luigi Perellos (o Pierleoni).

Queste le parole dell’Alvino: “Ricordevole egli allora de‘ servigi rendutigli da quei cittadini volle anzi tutto ricomprar quella città da Luigi Pierleone erede di Raimondo (a cui aveala egli stesso venduta nelle necessità della guerra, e contro il tenore dell’esposto Privilegio), e ridurla di bel nuovo nel regio demanio. Nè questo fu tutto. Avendogli que’ cittadini presentato dimanda di alcune grazie ch’essi desideravano. il Re le venne lor concedendo con privilegio spedito da Castel nuovo il 5 maggio del 1444. Erano fra queste alcune concessioni già ottenute dalla Regina Giovanna; le altre furon nuove del tutto, tra quali la più segnalata è questa: che da tutti i pesi fiscali quella città fosse stata esentata. ed ella invece offeriva tre sue proprie gabelle denominate del buon denaro, del vino e del quartuccio“.23

Ancor più preciso ed esaustivo Gaetano Martucci, enumera tutti i privilegi del 5 maggio del 1444 concessi alla città di Castellammare, da pag. XXIX al numero 37, a pag. XXXIV al numero 41.24

Secondo il Parisi, notizia questa descritta anche dall’Alvino, Alfonso d’Aragona avrebbe anche migliorato le difese della città: “Alfonso Castellammare fortificava ed una torre da lui Alfonsina detta vi costruiva con molte altre opere militari di quei tempi, donde alla conquista delle vicine città di Vico, Sorrento, e Capri e di tutta la costa di Amalfi moveva “.25


Note:

  1.  Giacomo (o Jacopo) Attendolo, Cotignola 28 maggio 1369 – Pescara 4 gennaio 1424 è stato un condottiero e capitano di ventura italiano. Per la storia vedi Giovanni Antonio Summonte, Dell’Historia della Città e Regno di Napoli, nel quale si descrivono i gesti dei suoi Re, Normandi, Tedeschi, Francesi e Durazzeschi dall’anno 1127 al 1442, volume secondo, Libro Quarto, pag. 587. Napoli 1675
  2. Giovanni Antonio Summonte, Dell’Historia della Città e Regno di Napoli, nel quale si descrivono i gesti dei suoi Re, Normandi, Tedeschi, Francesi e Durazzeschi dall’anno 1127 al 1442, volume secondo, Libro Quarto, pag. 592. Napoli 1675: “Gionti gli Ambasciadori in Corsica doue allhora si ritrouaua Alfonso, gli diero ragguaglio dell’applauso d’esser stato dichiarato figliuolo della Regina, Duca di Calabria, e futuro successore nel Regno“.
  3. Raimondo de Perellos, Torres ed Ansalone ambasciadori di Alfonso V, arrivarono a Napoli con dodici Galee e tre Galeotte solo il 6 Settembre 1420. Don Giovanni Evangelista di Blasi e Gambacorta, Storia Cronologica de’ Vicere, Luogotenenti, e Presidenti del Regno di Sicilia, Palermo MDCCXC, Tomo primo, Libro II, cap. XIII, pag. 149.
  4.  Angelo Di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, volume secondo, Milano 1805, pag. 288.
  5.  Andrea Fortebraccio, noto come Braccio da Montone, Perugia 1º luglio 1368 – L’Aquila 5 giugno 1424, è stato un condottiero e politico italiano.
  6. Nel Regno di Napoli al Connestabile o Gran Connestabile veniva affidato il comando in capo della cavalleria o dell’intero esercito.
  7. Giovanni Antonio Summonte, Dell’Historia della Città e Regno di Napoli, nel quale si descrivono i gesti dei suoi Re, Normandi, Tedeschi, Francesi e Durazzeschi dall’anno 1127 al 1442, volume secondo, Libro Quarto, pag. 593. Napoli 1675. Vedi anche: Angelo Di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, volume secondo, Milano 1805, pag. 291,
  8. Angelo Broglio da Lavello, noto come Tartaglia, (Lavello 1370 – Aversa 1421), è stato un condottiero italiano, noto capitano di ventura, signore di Lavello e Toscanella. Lo Sforza aveva notato l’amicizia del Tartaglia con Braccio da Montone e proprio ad Aversa lo fece decapitare.
  9. Gaetano Martucci, Esame Generale de’ Debiti Istrumentarj della Città di Castellammare di Stabia, Napoli Stamperia Simoniana, MDCCLXXXVI, pag. XXVI.
  10.  Commissioni di Rinaldo Albizzi per il Comune di Firenze, dal 1399 al 1423, Volume 1, Firenze 1867, Commissione XXXV, pag. 360 del 1421.
  11. Bernardino Corio, Milano, 8 marzo 1459 – Milano, 1519 è stato uno storico italiano.
  12. Giovanni Antonio Summonte, Dell’Historia della Città e Regno di Napoli, nel quale si descrivono i gesti dei suoi Re, Normandi, Tedeschi, Francesi e Durazzeschi dall’anno 1127 al 1442, volume secondo, Libro Quarto, pag. 596. Napoli 1675.
  13. Giovanni Caracciolo, conosciuto come Sergianni, Napoli 1350 circa – Napoli 19 agosto 1432, terzo figlio di Francesco Caracciolo, secondo diversi storici come anche il Summonte era lui a stravolgere le azioni della Regina Giovanna e proprio Lei su consiglio della cugina Covella Ruffo Duchessa di Sessa lo fece assassinare il 17 Agosto del 1432 giorno delle nozze in Castel Capuano del figlio Troiano con Maria Caldora figlia di Giacomo, in Giovanni Antonio Summonte, Dell’Historia della Città e Regno di Napoli, nel quale si descrivono i gesti dei suoi Re, Normandi, Tedeschi, Francesi e Durazzeschi dall’anno 1127 al 1442, volume secondo, Libro Quarto, pag. 597 e succ. Napoli 1675
  14. Il Gran Siniscalco era uno dei sette grandi ufficiali del regno, con il compito di amministrare le proprietà reali e provvedere al vitto del re e della sua corte, sottoposto comunque al Gran Connestabile.
  15.  Giovanni Antonio Summonte, Dell’Historia della Città e Regno di Napoli, nel quale si descrivono i gesti dei suoi Re, Normandi, Tedeschi, Francesi e Durazzeschi dall’anno 1127 al 1442, volume secondo, Libro Quarto, pag. 600. Napoli 1675.
  16. Alfonso, venuto a conoscenza della nuova investitura in sua vece di Luigi d’Angiò, “passando per Marsiglia assaltò quella Città all’improvviso, per dispiacer à Luigi e postala a sacco ne portò seco il corpo di S. Lodouico Vescouo di Tolosa, collocandolo honoreuolmente in Valenza” in Giovanni Antonio Summonte, Dell’Historia della Città e Regno di Napoli, nel quale si descrivono i gesti dei suoi Re, Normandi, Tedeschi, Francesi e Durazzeschi dall’anno 1127 al 1442, volume secondo, Libro Quarto, pag. 600, Napoli 1675.
  17. Ludovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, dal Principio dell’era volgare fino al 1500, Milano MDCCXLIV, pag. 118.
  18. Vedi: Don Giovanni Evangelista di Blasi e Gambacorta, Storia Cronologica de’ Vicere, Luogotenenti, e Presidenti del Regno di Sicilia, Palermo MDCCXC, Tomo primo, Libro II, cap. XIII, pag. 149 e succ.
  19. Giovan Antonio Summonte, Dell’Historia della Città, e Regno di Napoli, Tomo secondo, Libro quarto, pag. 637, Napoli MDCLXXV.
  20.  Gaetano Martucci, Esame Generale de’ Debiti Istrumentarj della Città di Castellammare di Stabia, Napoli Stamperia Simoniana, MDCCLXXXVI, pag. XXX.
  21. Giovanni Di Blasi, Storia Cronologica dei viceré luogotenenti e presidenti del regno di Sicilia, Palermo 1842, pag. 65
  22. Don Agostino Inveges, Degli Annali della Felice Città di Palermo, Parte terza, Palermo MDCVLI, pag. 106.
  23. Francesco Alvino, Viaggio da Napoli a Castellammare, Napoli 1845, pag. 92; Vedi anche Catello Parisi, Cenno storico descrittivo della Città di Castellammare di Stabia, Firenze 1842, pag. 21-22, il Parisi indica  il privilegio di Alfonso, in una data diversa da quella dell’Alvino, cioé 1449.
  24. Gaetano Martucci, Esame Generale de’ debiti istrumentari della Città di Castellammare di Stabia, Napoli MDCCLXXXVI, da pag. XXIX-37 a XXXIV-41.
  25. Catello Parisi e Francesco Alvino come sopra: Parisi pag. 22 e  Alvino pag. 92.

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