‘E furastiere

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera ) 

Furastiere alle Terme Stabiane (particolare di una cartolina d'epoca).

Furastiere alle Terme Stabiane (particolare di una cartolina d’epoca).

Come tutti i miei concittadini sanno, una volta le Terme stabiane si trovavano “fora ‘o cantiere”: proprio di fronte all’entrata principale del Cantiere Navale. L’interno delle Terme era architettonicamente armonioso e ben proporzionato tra gli spazi coperti e quelli all’aperto. Con pochi angoli e con dei graziosi padiglioni retti da colonne. Niente a che vedere con il freddo e squadrato cemento delle attuali terme.
Quelle preziose acque, che da secoli arrecano tanti benefici alla salute di chi ne fa accorto uso, avevano colà trovato degna residenza. Quel luogo ameno e tranquillo veniva raggiunto al mattino presto da molti stabiesi. Chi vi arrivava a piedi, chi col tram (quando esisteva ancora e che attraversava tutta la città, dalla Ferrovia al Cantiere) o con l’autobus. Ci si andava per curarsi dai veri o presunti acciacchi, ed anche per incontrarsi con gli amici, i conoscenti e magari pettegolare sugli uni e sugli altri, sui risultati calcistici delle “vespe”, cioè dello Stabia, la squadra di calcio locale, della situazione generale del paese e del Cantiere il cui lavoro non sempre era assicurato. Difatti, finito il varo e l’allestimento di una nave, se non se ne impostava subito un’altra si veniva licenziati in attesa di una nuova commessa. Nel frattempo si rimaneva disoccupati, si era “a spasso”, come si diceva. In quei tempi non esisteva la cassa integrazione che poteva alleviare temporaneamente le difficoltà economiche. Si stava “a spasso” e basta. Peggioravano quindi le condizioni delle famiglie interessate a questa situazione, e di conseguenza di tutta la città.
Questa precaria situazione economica, in molte famiglie veniva affrontata col proverbiale “arrangiarsi”, frutto della inventiva di chi è abituato a cercare e trovare una via d’uscita a tutte le evenienze a cui la vita ti mette di fronte (e noi campani in ciò siamo campioni!). Una di queste soluzione era quella di affittare parte del proprio alloggio ai “forestieri” che venivano per la cura delle acque. Ciò avveniva tutti gli anni, fin quando gli stabilimenti termali non furono trasferiti nella attuale sede, scomoda da raggiungere dal centro cittadino, se non si hanno mezzi propri.
Anche se la mia famiglia non era soggetta a questi momenti economicamente critici (e a questo punto mi viene da dire che la nostra situazione era perennemente critica), anche noi per qualche anno abbiamo affittato ai forestieri.
Costoro venivano principalmente dall’entroterra campano: dalle province di Avellino, di Benevento, di Caserta, ed erano anche loro di modeste condizioni economiche e si accontentavano di poco; lo stretto necessario. Noi gli mettevamo a disposizione un letto matrimoniale, che era poi quello dei miei genitori, e l’uso della cucina. Il lettino dove dormivamo io e mio fratello veniva occupato da mio papà e mia mamma e noi due, già abbastanza grandicelli, andavamo a dormire da mia zia Nunziatina che abitava poco lontano e non aveva ancora figli. Erano sacrifici sopportabili, perché duravano un paio di mesi.
Ricordo che era mia madre che prendeva l’iniziativa e spingeva verso questa temporanea situazione. Mio padre era contrario, ma poiché tutto… faceva brodo, si adattava.
Per la sistemazione “locativa” di questi forestieri esistevano gli “affittacamere”, che in base alle necessità dei clienti che a loro si rivolgevano li presentava alla famiglia che poteva soddisfare le loro esigenze. Mia madre, che conosceva un paio di questi affittacamere, si raccomandava a loro affinché gli procurassero dei buoni clienti.
A casa mia questa situazione non durò che due/tre anni. Mio padre tutti i giorni, esclusi i festivi, si recava alle Officine Ferroviarie di Portici: partiva al mattino presto e tornava a tarda sera. Al ritorno a casa, il desiderio di stare un poco con noi figli era quasi impedito dalla presenza di questi estranei. Per lui era una frustrazione, quindi un bel giorno (e per noi figli fu veramente un bel giorno: finalmente potevamo stare assieme ai genitori!) decise che il nostro alloggio doveva essere ad esclusiva disposizione della famiglia, e con dolce insistenza portò anche mia madre ad aderire al suo desiderio… e di “forestieri” a casa nostra non se ne parlò più.

Ma com’è che nello srotolare il gomitolo dei miei ricordi ancora una volta mi ritrovo a parlare della “mia” gente, dei miei cari, mentre volevo parlare soltanto delle Terme?

Gigi Nocera

2 pensieri su “‘E furastiere

  1. Arnaldo Ruocco

    Nell’anno scolastico 56/57 mi sono diplomato all’istituto tecnico industriale I.R.I. navalmeccanica, poi divenuto “Leonardo Fea” conosciuto come “a scol o cantier”e,molto spesso,entravamo nelle terme a bere le acque.Ascuola si entrava alle 8.00 e nelle terme prima delle 8 gli stabiesi non pagavano.Bei ricordi.

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  2. Matilde Vitale

    Me ne parlava mia madre che ,ogni anno sloggiava da casa della nonna,con cui abitava insieme al suo papà e suo fratello xché la loro mamma era morta.
    Ogni estate il loro papà affittava una stanzetta a buon prezzo a Quisisana,xché la nonna doveva affittare ai “forestieri”, loro tornavano a casa alla fine della stagione e vivevano con la nonna che faceva loro da mamma !

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