Gonfalone di Castellammare di Stabia, foto Corrado Di Martino

Ottavio Farnese Signore di Castellammare

Ottavio Farnese Signore di Castellammare 

di Giuseppe Zingone 

Giulio Campi, ritratto di Ottavio Farnese

Giulio Campi, ritratto di Ottavio Farnese, Piacenza Museo Civico

Ottavio Farnese, nacque da Girolama (di Ludovico Orsini) e Pier Luigi Farnese, il 9 Ottobre 1524. Grazie ad un accordo tra il papa Paolo III, e l’imperatore Carlo V, la figlia di quest’ultimo Margherita d’Austria,1fu promessa in sposa ad Ottavio, in un’epoca caratterizzata da guerre politiche e di religione che infiammavano l’Europa intera, Margherita divenne una pedina fondamentale nel gioco delle alleanze. La cerimonia si svolse nella Cappella Sistina il 4 novembre 1538.2

Ritratto di Margherita D'Austria, (Margherita di Parma) Antonio Moro, 1562 circa

Ritratto di Margherita D’Austria, (Margherita di Parma) Antonio Moro, 1562 circa

Il matrimonio, secondo gli storici, faticò a decollare. Si trattava delle nozze tra due ragazzini che portavano sulle spalle tutto il peso delle loro importanti casate, Margherita aveva 16 anni ed Ottavio appena 15, tre anni dopo nel 1541 Ottavio tornò ferito dalla spedizione di Algeri, le cose iniziarono a cambiare, tanto che il 27 agosto 1545 nacquero due gemelli, Carlo ed Alessandro in quest’ultimo continuerà la dinastia Farnese.

Alcune notizie su Castellammare feudo Farnese:

“Si estinse la famiglia Farnese in quella dei Borbone come già detto, e precisamente con Elisabetta, moglie del Re di Spagna Filippo V e madre di Carlo III, che nel 1734 saliva al trono di Napoli e Sicilia ereditando, tra l’altro, anche la tenuta di Quisisana”.3Sempre nello stesso testo, alla pagina 26: “Il 18 Luglio 1541 Ottavio Farnese, allora duca di Camerino, aveva rilevato per il prezzo di 50.000 ducati in feudo la città di Castellammare di Stabia ed aveva iniziato sin dal 1566, una lite giudiziaria con i De Nocera, in relazione alla proprietà del bosco e Palazzo di Quisisana.“.4

Luis Meléndez, Elisabetta Farnese, moglie del Re di Spagna Filippo V, 1715

Luis Meléndez, Elisabetta Farnese, moglie del Re di Spagna Filippo V, 1715

Questa notizia, è fondamentale nel quadro della ricostruzione storica, poiché secondo alcune argomentazioni che nel tempo hanno preso il sopravvento, Castellammare di Stabia diviene proprietà della casa Farnese in seguito alle nozze con Margherita D’Austria. Sono diversi i documenti in cui si legge che Margherita portò in dote oltre a molti territori d’Abruzzo anche i cosiddetti “beni di Napoli” nei quali figurano Altamura, Roccaguglielma e Castellammare. Ma nelle Corrispondenze diplomatiche veneziane da Napoli, si afferma: “Il parere della regia Camera, spedito pochi giorni orsono a Madrid, è che possa essere autorizzata l’alienazione di Altamura, Roccaguglielma e Castellammare beni liberi del Farnese, ma in nessun modo quella dei territori di Abruzzo, patrimonio e dote di Margherita D’Austria, sua zia”.5

Johan Christian Dahl, Veduta di Castellammare dalla riva

Johan Christian Dahl, Veduta di Castellammare

In realtà l’argomento è molto ben chiaro nella mente del nostro concittadino Catello Parisi, del quale riportiamo integralmente il testo: Carlo V imperatore e re della Spagna per parte della madre Giovanna, figlia ed erede unica del Cattolico re Ferdinando6 otteneva finalmente il reame di Napoli nel 1515 ed a vicerè vi teneva Don Pietro di Toledo. Egli utile signore della città di Castellammare instituiva il conte Filippo d’Oria per gl’immensi servigi prestatigli in guerra contra il re della Francia nel 1528 e con privilegio poi del 22 marzo 1536 alla città di Castellammare ed ai suoi cittadini concedeva e confermava tutti i privilegi di cui avevano per lo innanzi goduti – Ma nel 1541 al vicerè scriveva che convenuto essendosi pel matrimonio della di lui figlia Margherita con Ottavio Farnese che Pier Luigi Farnese dell’Ottavio padre comprare alcuni feudi nel regno dovesse delle due Sicilie, a questi con altre città quella di Castellammare di Stabia in suo nome vendesse. Vicerè Don Pietro agli ordini uniformandosi del suo sovrano la vendita ne eseguiva per ducati 50 mila cum ejus casalibus, hominibus, vaxallis, feudis; dohanis, scannagiis e soltanto al re della Spagna la nomina del suo vescovo riserbava. V’à degli autori però che non a titolo di vendita ma di dote della sposa Margherita pensano esser la città di Castellammare ai Farnesi passata. Nè le veniva giammai a mancare la distinta protezione dei sovrani del regno, che anzi lo stesso imperator Carlo V con augusto diploma del 1.° luglio 1549 da Bruselles al vicerè marchese di Villa-Franca ordinava che alla città di Castellammare di Stabia ed ai suoi cittadini fossero tutti garantiti e protetti i loro privilegi”.7

Dello stesso tenore Lorenzo Giustiniani8 scrive: “Nel 1541 Carlo V scrisse al Vicerè D. Pietro di Toledo ch’essendosi convenuto per lo matrimonio tra Ottavio Farnese, e Margherita sua figlia, di dovere Pier Luigi Farnese padre di esso Ottavio comprare molti feudi in questo Regno, che perciò gli vendesse Castellammare di Stabia. Il Vicerè eseguì gli ordini del suo Sovrano, e gliela vendè per ducati 50000: cum eius casalibus, hominibus, vaxallis, feudis, Dohanis, Scannagiis, e nel modo istesso, che tenuta l’avea la principessa di Salerno, e per grazia speciale, senza pagare adoa, come anche per Altamura, e Rocca Guglielma, che pur comprò per ducati 100000 a conto de’ quali ne pagò 200000. Nella morte del duca di Parma nel 1636 fu apprezzata poi per ducati 105680-16 e un terzo. Ora è feudo Farnesiano del patrimonio allodiale di S.M. (Ndr Ferdinando IV).9

Stemma del Ducato di Parma e Piacenza

Stemma del Ducato di Parma e Piacenza

Infine il Martucci, testimone vivente del governo farnesiano, senza il quale molte delle notizie sulla nostra Castellammare sarebbero già state da secoli dimenticate: “Città di Castellamare di Stabia per detta Città ed hoomeni di quella, &c. E’ inutile di quì esporre distintamente queste nuove grazie, che si raggirano tutte intorno alla confermazione degli altri Privilegi, all’amministrazione della giustizia, e a’ diritti da esigersi dagli Uffiziali della Corte a norma del solito, che praticavasi in tempo dell’antecedente Regio demanio. Solo avvertiremo, che a questa alienazione appunto della Città nostra, che disgraziatamente ritrovavasi già fatta, volle alludere l’Imperator Carlo V, nel nuovo suo Privilegio, già da noi rammentato, in cui, confermando posteriormente tutti gli altri nostri Privilegj, aggiunse PRAETER QUAM DE DEMANIO. E avvertiremo ancora, che quella stessa alienazione, la quale per altro ebbe corta durata, aprì poi la via all’altra più durevole, che pienamente è nota, fatta a’ 18. Luglio 1541 a favore del Duca Ottavio Farnese, da cui, e da’ suoi successori pur ottenne Castellammare altri capitoli, e grazie, che anche si leggono nel Russolillo, fol.19 ad 23, & 26 ad 31, &c. Ma non ostante queste tuttavia la Città nostra a meritare una distinta protezione de’ Sovrani del Regno, e spezialmente dello stesso Imperator Carlo V, in tempo di cui erano state fatte: poichè questo Augusto Monarca volle, che religiosamente fossero ad essa osservati tutti gli altri Privilegj, e contratti, di cui per la beneficenza de’ Principi antecessori, e per lo prezzo, che ne avevano esatto, si ritrovava legittimamente in possesso: e oltre della confermazíone già esposta, ne fece un’altra più sonora, con Real Diploma, spedito in Brusselles nel 1549, a richiesta della nostra Città medesima, e de’ suoi Cittadini, che giova quì in ultimo interamente registrare, a più stabile corroborazione di tutti gli antecedenti.10

Ranuccio Farnese, quarto duca di Parma e Piacenza

Ranuccio Farnese, quarto duca di Parma e Piacenza

Com’era Castellammare sotto il governo dei duchi di Parma?

Ecco le parole del Parrino: “E’ luogo di molto traffico per la comunicazione, che tiene con tutte le Terre convicine, alle quali serve come d’un picciolo Emporio, per provedersi delle merci, che vengono dalla parte del mare, e smaltire le proprie. Quindi è, che gli abitatori sono applicati la maggior parte al commercio; e come, che non portano il peso de’ pagamenti fiscali, & ubbidiscono ad un discreto padrone, com’è il Serenissimo Duca di Parma utile Signore di essi, possedono quasi tutti commode facoltà”.11

Ma quale era il pensiero dei  Farnese su Castellammare? 

Una piccola nota su Castellammare  vien fuori dalla penna di Giulio Cesare Capaccio nel suo Forastiero: “E siegue Stabia distrutta da Lucio Silla, oue si vede quel porto fatto da Difilo Architetto, del quale scriue non sò che Cicerone. Città nobile, di diletto, & vtile al padrone ch’è il Duca di Parma;12 al quale passando per Pesaro ou’io era, hò vdito dire che stimaua più Castell’a Mare (che questo nome diedero i moderni) che tutti gli stati suoi“.13

L’eredità Farnese di Castellammare

Oltre al conosciutissimo palazzo Farnese, sede dell’amministrazione civica del Comune di Castellammare ben poco ci ricorda questa famiglia che pur ha governato per duecento cinquanta anni la nostra Castellammare, l’ultimo ricordo lo hanno però lasciato impresso nel nostro stemma cittadino per volontà degli stessi abitanti ed amministratori della Città, i colori giallo e blu di casa Farnese ancor oggi si ammirano nel gonfalone di Castellammare di Stabia, anche se all’apice dello stendardo capeggia e protegge Castellammare di Stabia, nostra signora di Pozzano.

Gonfalone di Castellammare di Stabia, foto Corrado Di Martino

Gonfalone di Castellammare di Stabia, foto Corrado Di Martino

Leggi anche l’articolo di Salvatore Gallo: Castellammare di Stabia nelle Memorie di Giovan Battista Pacichelli

Articolo completato il 25 maggio 2018


Note:

  1.  Ben due papi, Clemente VII e Paolo III, legarono Margherita D’Austria al papato ed alle loro famiglie. Andò in sposa ad Alessandro de’ Medici, Il loro matrimonio, celebrato a Firenze nel 1536, durò pochissimo rimase infatti vedova nel 1537 quando il marito Alessandro fu assassinato dal cugino Lorenzino de’ Medici. Fu così che Margherita, entrò negli interessi di Paolo III, dovendo, tuttavia, cedere per ragioni di Stato, la nobildonna si presentò a Roma vestita di nero palesando a tutti che non gradiva tale imposizione.
  2. Palazzo Madama, sede oggi del Senato porta tale nome proprio perché abitato per molto tempo da Madama Margherita D’Austria, un tempo proprietà dei Medici di Firenze fu da papa Paolo III fatto ricadere nell’asse ereditario di Margherita alla vigilia del matrimonio con suo nipote Ottavio, come Palazzo Madama anche il nome di Castel Madama presso Tivoli e la Villa Madama, sede di rappresentanza del presidente del Consiglio e del Ministero degli affari esteri della Repubblica Italiana prendono da lei il nome.
  3.  Giuseppe D’Angelo, La Castellammare borbonica 1734-1860, editore Lulu.com 2014, pag. 27.
  4.  Giuseppe D’Angelo, La Castellammare borbonica 1734-1860, editore Lulu.com 2014, pag. 26.
  5. Le Corrispondenze diplomatiche veneziane da Napoli, costituiscono un programma editoriale avviato dall’Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli nel 1982, per una composizione prevista di 25 volumi. Vedi: Corrispondenze diplomatiche veneziane da Napoli: dispacci volume 3, Istituto poligrafico e zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 1991, pag. 225.
  6. Il Re Ferdinando I. (di sempre gloriosa ricordanza) divenuto l’unico erede de’ Stati Farnesiani, fra’ quali v’era questa Città, ne fece un donativo al Regno, e l’unì in perpetuo alla Corona, dichiarandola suo Real Sito. — Nota del trad. Così afferma Giacinto d’Avitaja Rapicano, nella sua traduzione dell’opera del Milante, Della Città di Stabia, della Chiesa Stabiana, e dei suoi Vescovi, Napoli 1836, Tomo 1, nota 2, pag. 67 e 68.
  7.  Catello Parisi, Cenno storico descrittivo della Città di Castellammare di Stabia, Firenze 1842, pag. 23-24.
  8. Le notizie qui riprese come quelle di Catello Parisi provengono entrambe da un altro nostro concittadino al quale molto deve la Città di Castellammare, a cui non basterebbe la nostra eterna gratitudine ma anch’egli dimenticato, ossia Gaetano Martucci. Anche l’abate Francesco Sacco nella sua opera: Dizionario Geografico Istorico Fisico del Regno di Napoli citando Castellammare di Stabia, sostiene “appartiene al Patrimonio privato del Re Nostro Signore per la successione a’ Beni Farnesiani“.
  9.  Lorenzo Giustiniani, Dizionario Gerografico Ragionato del Regno di Napoli, Tomo III, Napoli 1797 pag. 313-314.
  10. Gaetano Martucci, Esame generale de’ debiti istrumentari della citta di Castellammare di Stabia, Napoli MDCCLXXXVI, numero CXXXIII-CXXXIV.
  11. Domenico Antonio Parrino, Teatro eroico, e politico de’ Governi de’ Vicere del regno di Napoli, Napoli MDCXCIV, Tomo Terzo, pag. 15.
  12. Con molta probabilità il Capaccio si riferisce a Ranuccio Farnese o a suo figlio Odoardo, rispettivamente Quarto e Quinto duca di Parma e Piacenza.
  13. Giulio Cesare Capaccio, Il Forastiero, Napoli MDCXXXIV, Decima giornata, pag. 1014.

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