il mellunaro

Mellunaro (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


Mellunaro
( a cura di Maurizio Cuomo )

Il “mellunaro” è il classico venditore di angurie (mellune ‘e acqua), di meloni gialli (mellune ‘e pane) e di meloni verdi (mellune cu’ ‘a rezza) da conservare appesi in un reticolo di paglia e da consumare nel periodo natalizio.

il mellunaro

Il Mellunaro – litografia Carl Thèodor Muller (1820 – Napoli)

La tradizione stabiese della vendita dei “melloni” ha radici antiche, anche il Parisi1 ne fa’ breve menzione: “La Fontana Grande (vedi stampa a seguire) dà un’acqua pura e limpidissima che alle falde sgorga del monte Faito… …ed i rinomati nostri cocomeri vi si raffreddano per vendersi pubblicamente“.

Fontana dei Meloni (coll. Gaetano Fontana)

Fontana dei Meloni (coll. Gaetano Fontana)

Il venditore di meloni, oggi come un tempo, nel periodo estivo è ancora presente in diverse strade cittadine. Uno di essi soprannominato ‘o l’inferno (per l’indiscussa bontà dei suoi cocomeri rossi come il fuoco) ha presidiato per generazioni il noto rione San Marco con un camion stracolmo di “mellune ‘e acqua”, tra i quali (a garanzia della perfetta maturazione) spiccano invitanti triangoli rossi di melone. ‘O l’Inferno, al secolo Giovanni (per la sua grossa mole anche soprannominato Giannino ‘o chiattone), ancora oggi viene ricordato con una lapide in ottone posta laddove egli stagionalmente deteneva il “puosto” di saporitissime angurie.

Lapide in ricordo di Giannino 'o chiattone (foto Maurizio Cuomo)

Lapide in ricordo di Giannino ‘o chiattone (foto Maurizio Cuomo)


Elenchiamo infine alcune caratteristiche voci di richiamo tramandate per generazioni:

il melone multiuso: “Jammo, nu sordo: mange, vive e te lave ‘a faccia”;

il richiamo al fuoco: “Teneno ‘o fuoco d”o Vesuvio ‘a dinto”;

il grido spiritoso: “Chiammate ‘o carro d”e pumpiere”;

il richiamo all’inferno: “Nce sta ‘o diavolo ‘a dinto: vih, che fuoco ‘e ll’inferno”.


Note: 

  1. Cenno storico descrittivo della Città di Castellammare di Stabia. Anno 1842 – paragrafo “Acque potabili” – punto B

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