Achille Gigante (anno 1845): in alto a destra si scorge l'antica porta di Scanzano (coll. G. Fontana).

Scanzano

Scanzano
( brevissimi cenni e curiosità a cura di Maurizio Cuomo )
A. Gigante (anno 1845): in secondo piano verso destra si scorge l'antica porta di Scanzano (coll. G. Fontana).

A. Gigante (anno 1845): in secondo piano verso destra si scorge l’antica porta di Scanzano (coll. G. Fontana).

Il toponimo Scanzano molto probabilmente trae origini dal nome dell’antica famiglia nobile che ivi viveva in tempi a noi assai remoti, ciò per la prima volta emerse da una ricerca effettuata da mons. Francesco Di Capua, accreditato storico stabiese, che individuò nella “gens Scanja”, la famiglia romana proprietaria terriera, che in tale luogo aveva dei poderi. Il terziere di Scanzano vanta quindi un’antica storia e come tale merita rispetto e molta attenzione, basti pensare che fino ad un paio di secoli fa, per entrare in tale luogo, era necessario varcare una delle porte della città (che da esso prendeva nome), un tempo situata nel primo tratto della odierna Salita Ponte di Scanzano (per voce popolare meglio conosciuta come “‘a sagliuta d’‘o mulino”), all’imbocco del breve tratto di tunnel, posto al di sotto delle Nuove Terme, sullo stradone in salita dove un tempo era impiantato un vecchio mulino e una fabbrica di fiammiferi (che produceva i famosi “micciarielli” di Scanzano).
Scanzano ha conservato una propria autonomia fino a non molti anni fa, di ciò ne è testimonianza la vecchia caserma distaccata dei carabinieri, che ivi era insediata e che oggi è ridotta in rudere, e lo stesso CAP (codice di avviamento postale), che per talune abitazioni conserva ancora il vecchio 80050 (a differenza dell’80053 della restante parte di Castellammare di Stabia).

Maurizio Cuomo

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